Economia circolare e pratiche agricole sostenibili
Nell’Unione europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti e si prevede un aumento del 70% entro il 2050, secondo un rapporto della Banca Mondiale. Le emissioni globali di gas serra continuano a crescere così come l’aumento delle temperature. La crisi del clima incombe e l’unica soluzione è quella di adottare il prima possibile un modello economico e sociale che tenga conto di questa prospettiva.
Questo in prima linea significa discostarsi dal tradizionale modello economico lineare, fondato sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”. Ciò che il modello non tiene in considerazione sono la scarsità di materie prime e di risorse energetiche e la continua crescita della popolazione mondiale a cui stiamo assistendo.
L’alternativa è la transizione verso un’economia circolare, un modello di produzione e consumo focalizzato sulla condivisione, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali prodotti esistenti.
Ciò implica non solo perseguire la riduzione degli sprechi in un’ottica di end of waste, ma anche estendere il ciclo di vita dei prodotti contribuendo a generare ulteriore valore. Il concetto è quello di restituire vita ad oggetti e materiali considerati ormai inutili e privi di ogni possibilità di utilizzo da una società abituata al consumo di massa, all’interno di un sistema che enfatizza la condivisione e la collaborazione sinergica di produttori e trasformatori.
Ma quali sono i vantaggi dell’economia circolare?
- Riduzione della pressione sull’ambiente e riduzione delle emissioni totali annue di gas serra tra il 2% e il 4%.
- Un risparmio complessivo di circa 600 miliardi di euro ogni anno per le imprese europee.
- Aumento della disponibilità di materie prime.
- Impulso all’innovazione e alla crescita economica (+0,5% del PIL).
- Incremento dell’occupazione (una stima di 700.000 nuovi posti nell’UE entro il 2030).
- Aumento della competitività.
I campi di applicazione di questo modello di business sono molteplici: dall’informatica all’abbigliamento, dal settore automobilistico all’edilizia. Tuttavia, sotto vari aspetti, l’agricoltura rappresenta il campo perfetto per praticare l’economia circolare, producendo prodotti sostenibili da scarti del processo agricolo.
In agricoltura, così come in natura, tutto può tornare a vivere. Basti pensare che da secoli gli scarti animali dell’allevamento vengono usati come fonte per ottenere concimi e ammendanti per l’agricoltura. Un altro utilizzo circolare di risorse agricole è rappresentato dalle biomasse, ovvero scarti di attività agricole come ramaglie o alghe marine utilizzate per produrre energia e altri prodotti. Gli scarti agricoli, come semi e bucce di ortaggi, possono diventare fertilizzanti organici per il terreno, se trattati attraverso processi.
L’agricoltura sostenibile si prefigge quindi l’obiettivo di non alterare l’equilibrio ambientale e si presenta come socialmente giusta, contribuendo a migliorare la qualità di vita sia degli agricoltori che dell’intera società, evitando il ricorso a pratiche dannose per il suolo e per l’ambiente e utilizzando fonti energetiche rinnovabili.
Basti pensare che alcune tipologie di agricoltura intensiva sono responsabili della produzione di un decimo dei gas serra ed è uno dei fattori determinanti nella perdita di biodiversità, nell’erosione del suolo e nello stravolgimento del ciclo idrico.
In ultima analisi, muoversi verso un’economia circolare significa soddisfare il fabbisogno attuale senza compromettere la capacità da parte delle generazioni future di soddisfare a loro volta il loro fabbisogno e di vivere in un pianeta ospitale. In tale prospettiva l’uomo si responsabilizza e sente il peso del debito e la passione verso il territorio in cui vive, lavora e conduce la sua vita. Così ritornare a curare la terra significa ritornare a curare se stessi.
Edited by: Martina Valente