Meteo estremo: il ruolo del Cambiamento Climatico
Nelle ultime settimane tv e social di tutto il mondo hanno documentato alcuni dei catastrofici eventi naturali che stanno imperversando ovunque;
incendi in ogni zona del mondo alcuni tanto devastanti, come nel caso del Canada, da provocare strisce di fumo lungo tutto l’Atlantico, rendendosi visibili da satellite, le regioni dell’India devastate dai monsoni, il terremoto di magnitudo 8.2 registrato in Messico pochi giorni fa e gli uragani Irma e Harvey che stanno devastando il Centro America.
Avvenimenti cosi estremi che la domanda sorge spontanea; quanto incide il cambiamento climatico su quello che sta accadendo, o meglio, in che misura vi contribuisce? Assistiamo a fenomeni atmosferici sempre più violenti, temperature sempre più alte e cambiamenti sempre più repentini ed imprevedibili.
Si tratta di una domanda che, per quanto risulti retorica, si rivela necessaria, viste le continue mistificazioni ed il negazionismo riportati dai media e che sono al centro della discussione dall’accordo di Parigi sul clima.
Se la cerimonia di firma dell’accordo in occasione del “Giorno della Terra” lo scorso aprile 2016 a New York aveva fatto ben sperare e aveva accreditato gli Stati Uniti stato promotore dell’iniziativa, grazie al lavoro di Barack Obama iniziato nel 2009 a Copenaghen, dal giugno scorso l’annuncio del presidente Trump, pronto a sfilarsi dai patti, ha aperto nuovamente il dibattito e suscitato nuove polemiche e dissensi, soprattutto all’interno del panorama scientifico.
Dalle innumerevoli pubblicazioni scientifiche emergono infatti con chiarezza le correlazioni tra l’intensità dei fenomeni atmosferici ed il cambiamento climatico, tra le più recenti il Report pubblicato sul NY Times del National Climate Assessment , ma non ancora approvato dall’amministrazione Trump, che afferma “Le prove del cambiamento climatico sono abbondanti, dall’alto dell’atmosfera alla profondità degli oceani” e aggiunge “Gli americani avvertono ora gli effetti del cambiamento climatico”. Le temperature medie negli Stati Uniti sono infatti aumentate drammaticamente negli ultimi decenni, toccando il loro livello più alto da 1.500 anni. Anche gli ultimi dati pubblicati dall’Onu (UNISDR) attestano il 2015 come anno più caldo mai registrato e rivelano i 5 paesi più colpiti da calamità (Cina, Stati Uniti, India, Filippine e Indonesia). Il professore di Carbon Management presso l’Università di Edimburgo Dave Reay commenta cosi “Gli eventi estremi probabilmente diventano ancora più intensi con il nostro clima che si scalda. Quando le acque si ritirano e la ricostruzione di case e attività ricomincia, la resilienza al clima deve essere davanti e al centro di tutto” e aggiunge “Il presidente Trump può aver ritirato gli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi, ma non può rinunciare alle leggi della fisica”.
Si tratta di un dibattito aperto che rende difficile la comprensione della reale percezione della situazione per il grande pubblico, viste le innumerevoli voci implicate, e che scoraggia e divide.
Sulla scia delle devastazioni, si fa strada ad una nuova consapevolezza, che diviene giorno dopo giorno sempre più allarmante e spaventosa, tanto da immaginare un futuro post-apocalittico ben rappresentato nel documentario Homo sapiens presentato al Berlinale 2016 dall’austriaco Nikolaus Geyrhalter, che esplora alcuni luoghi abbandonati presentandoli come impressionanti visioni di un futuro sempre più probabile, e forse, visto che i nostri media ricalcano sempre più i kolossal catastrofisti hollywoodiani, è quello che ci serve per affrontare davvero il problema del riscaldamento globale e le emissioni di gas serra in atmosfera.
Edited by:
Martina Andreoni